Dieta: le fasi del cambiamento e il “kairòs”

Come avrete sentito dire, è necessario essere pronti al cambiamento perché questo abbia davvero successo e sia duraturo. Ma cosa serve per essere pronti?

Nel precedente articolo abbiamo accennato al fatto che il cambiamento emerge attraverso degli stadi di consapevolezza.

Quando vogliamo perdere molto peso, cambiare le nostre abitudini alimentari (o qualsiasi altra condizione) che si intrecciano al nostro stile di vita, abbiamo un solo desiderio: farlo in fretta. Eppure la fretta, da sola, non basta.

Molte persone si chiedono come è possibile attuare un cambiamento definitivo, ed è a loro ben chiaro dove vorrebbero arrivare. Eppure non sempre riescono: perché succede?

La possibilità di vedere soddisfatti i propri bisogni o di incontrare invece ostacoli nel perseguimento dei propri scopi e relativi piani di azione, suscita in ciascuno di noi delle emozioni.

Motivazione ed emozione sono indissolubilmente legate, come due facce della stessa medaglia: se la motivazione rappresenta la parte pratica del cambiamento (comprendere i perché, organizzare un piano d’azione…), l’emozione rappresenta il come ogni individuo reagisce.

Il primo passo, dunque, sta nel riconoscere il cambiamento e quali vissuti noi associamo ad esso, mentre silenziosamente emerge.
Il secondo nel progettarlo nutrendoci del desiderio di cambiare.
Poi nell’attuarlo concentrandoci sulla nostra forza,
e infine nel mantenerlo godendoci la sicurezza del nuovo risultato raggiunto.

Le emozioni possono essere un alleato importante, anche se talvolta duro da affrontare, che fanno la differenza tra un’esperienza di successo ed una di fallimento.

Il cambiamento arriva da lontano, arriva da dentro di noi.

Proveremo a distinguere un percorso a tappe che teoricamente descrive la storia di un cambiamento. E’ come se le grandi trasformazioni si sviluppassero in una curva che cresce e che descrive la nostra energia nell’entrare in contatto con la trasformazione.

  • Il primo passo potremmo definirlo della “pre-intenzione”:

è quasi evanescente, si percepisce appena. In questa fase non abbiamo nemmeno preso in considerazione il cambiamento, ma la nostra attenzione viene colpita da piccoli segnali, indizi, che portano in quella direzione.

Le persone che sono a dieta ci colpiscono, vogliamo conoscere le loro storie, fantastichiamo davanti ad una taglia più piccola che vorremmo indossare, e così via.

In questa fase, alcune persone preferiscono negare che il cambiamento possa davvero avere dei benefici per la loro salute, pensare che non ci saranno conseguenze al loro sovrappeso, attribuire la colpa dei loro problemi all’esterno (lo stress, il luogo di lavoro, il posto in cui vivono, la vita che fanno), e persino arrivare a dire di essere soddisfatti della situazione attuale.

A questo punto, ovviamente, non si è pronti al grande passo.
Potreste rimanere così per molto tempo, o considerare questa fase come il preludio al cambiamento.
Solitamente, solo dopo essere passati alle fasi successive riconoscerete in questi momenti un passo fondamentale verso la presa di coscienza ed il desiderio di cambiare.

  • Esiste poi un’altra fase, quella della riflessione.

Se siete arrivati a questo punto, state prendendo in considerazione la possibilità di cambiare. Siete consapevoli del vostro peso, ad esempio, e percepite il desiderio di essere diversi da quello che siete.

Forse cominciate a chiedervi quale dieta seguire, a quale specialista rivolgervi, leggete articoli sull’argomento, fate domande agli amici che hanno cominciato, collocate concretamente questa possibilità nella vostra vita e riflettete sugli effetti che potrebbe avere.

  • Il passo successivo avviene quando la riflessione diventa preparazione:

fissate un tempo, progettate il famoso “lunedì” in cui cominciare la dieta (anche se a volte questo lunedì non arriva mai), prendete contatti telefonici con il medico o con la palestra.

In queste prime fasi l’energia può già sembrare molto alta, ma alcune persone possono rimanere molto tempo a riflettere sul cambiamento senza mai concretizzarlo. Anche se state già progettando qualcosa di operativo, il vostro livello di ambivalenza può essere ancora alto: sottovalutare questa parte del percorso, attraversarla troppo in fretta, può compromettere l’intera riuscita del vostro progetto, ed è questo che fa la differenza tra un percorso di successo o di fallimento.

Alcuni di noi si chiedono perché a questo punto falliscono, non cominciano mai, o tornano sempre indietro.
Mi piace pensare che il tempo non sia vano per nessuno: se c’è un tempo lungo di preparazione, quel tempo non è mai tempo vuoto, ma rappresenta già una fase del nostro percorso. La dieta non inizia in quel famoso lunedì, ma in tutto ciò che ci ha portato ad arrivare lì, e possibilmente anche ad andare avanti fino alla fine.

Il tempo gioca un fattore fondamentale

Il kairòs, o momento opportuno è quel momento che sembra magico dove le possibilità si dispiegano. Gli antichi greci avevano diversi modi di indicare il tempo: àion, l’eternità; krònos, lo scorrere delle ore (passato-presente-futuro) nella sua dimensione concreta; infine kairòs, la buona occasione, l’attimo fuggente da afferrare al volo.

Tutti noi siamo in attesa del momento propizio, ed è soltanto restando in ascolto che possiamo cogliere l’attimo, la sua magia.

Nel prossimo articolo parleremo delle altre fasi: quella dell’azione, del suo mantenimento e della fase finale, in cui si godono i risultati raggiunti.

Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta

foto: masterfile.com

Comments

  1. molto interessante la riflessione,molto interessante il contenuto,molto interessante cio’ che è scritto,condivido tutto volevo solo aggiungere che e’ applicabile ad ogni campo sociale,culturale e lavorativo,in pnl la prima cosa che mi hanno insegnato e’ uscire dalla zona di comfort, e’ quella dove tutti ci rifugiamo quando non siamo sicuri o abbiamo delle paure e sopratutto quando non crediamo in noi stessi,allora ci creiamo le nostre certezze,ma in realta’ cementiamo le nostre paure,cosi’ le novita’ sono viste con sospetto,le opportunita’ sempre come fregature,le diete non funzionano..ecc..e questo che dobbiamo cambiare,tutto si puo’ se crediamo in noi stessi,se facciamo crescere la nostra autostima,se il”kairos” diventa preminente,se la tua salute è prioritaria davanti ad una bella torta, o se la voglia di provare una nuova esperienza e’ piu’ forte della paura di non farcela,cosi’ crescono e si sviluppano ampie parti della nostra societa’,che fondamentalmente viene guidata da pochi e la massa segue senza domandarsi (spesso) dove saranno portati,e non è un riferimento solo politico,si tratta magari di lavoro,chi e’ sempre stato dipendente e non ha costruito dentro di se la “consapevolezza”,il desiderio di prendere in mano la propria vita,la voglia di provarci,di rischiare,nel momento che gli viene prospettato un’opportunita’ o semplicemente cambiare mansione..va nel panico,spesso in depressione..e scatta un meccanismo perverso in cui il positivo diventa negativo, il mettersi in gioco e’ il sale della vita,e’ l’adrenalina che ti spinge,il sogno che hai nel cassetto,ma serve l’azione e quella e’ solo conseguente ad una reazione emotiva che mina le basi delle certezze di ognuno di noi…ecco perhce’ il tutto va vissuto dalla persona come opportunita’ che sia lavoro,amore,gioco o dieta..ecc…altrimenti è solo stress..ed anziche’ aiutare sorte effetti deleteri.spero di essere stato chiaro,e non logorroico..

    • Mammapapera dice

      “cosi’ le novita’ sono viste con sospetto,le opportunita’ sempre come fregature,le diete non funzionano” wow sai che a me capitava cosi cosi? purtroppo hai detto una triste verità che sto scoprendo sulla mia stessa pelle ….”il mettersi in gioco e’ il sale della vita,e’ l’adrenalina che ti spinge,il sogno che hai nel cassetto,ma serve l’azione” io la penso come te bravo

  2. Andrea, grazie per il tuo intervento e per la sottolineatura sul valore della consapevolezza.
    E’ ovvio, come specificato all’inizio di questa rubrica, che questi concetti sono applicabili a molti ambiti della vita umana, cosa di cui abbiamo discusso quando abbiamo presentato il ciclo di articoli, e che sarebbe ripetitivo ribadire ogni volta.
    Qui ci rivolgiamo a chi è interessato ad applicare questi principi alla sana alimentazione, alla ricerca di successo in un programma di dimagrimento, ma soprattutto a chi vorrebbe comprendere la ragioni che spesso ci inducono a rinunciare o a ricadere nei vecchi errori.
    E’ solo un tentativo di discutere di dimagrimento in un’ottica che non sia solo alimentaristica o prescrittiva.
    Grazie per aver colto il nesso tra la “rieducazione alimentare” e gli altri aspetti della vita, dal momento che la nostra visione è certamente olistica, ed è proprio quel che vogliamo suggerire quando invitiamo a prendersi cura di se stessi da ogni punto di vista, cercando di diventare “padroni” (indi consapevoli) del proprio vivere.

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  2. […] cambiamento ha delle fasi, che non procedono in modo lineare. A volte il desiderio di cambiare è solo una faccia della […]

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