Quando parliamo di dieta, siamo tutti abili oratori. Ma quando dobbiamo applicare i buoni consigli a noi stessi, qualcosa non sempre va per il verso giusto. Come mai?
Non esiste nessuno di noi che non sappia perfettamente esplicitare quali siano i principi di un’alimentazione sana e che porti alla perdita di peso. Sono certa che, se intervistato in questo preciso momento, chiunque saprebbe fornire tutti i preziosi consigli necessari al dimagrimento, senza sbagliarne nessuno. “Mangia sano, varia gli alimenti, fai una vita attiva”.
Molto semplice: vivere i buoni propositi sulla nostra pelle ci mette davanti a vissuti che non mettiamo in conto se siamo degli “osservatori esterni”.
Chi è a dieta deve coniugare le regole di una sana alimentazione con i morsi della fame, la voglia di comfort, le trasgressioni, le frustrazioni, la vita quotidiana, le responsabilità, le aspettative degli altri, e così via.
Il primo fatto con cui ci scontriamo è che la dieta non è un percorso soltanto teorico né pragmatico: la dieta è un fatto calato nella nostra vita di tutti i giorni, e che quindi ha a che fare con i suoi problemi, i suoi stress, le sue preoccupazioni.
Questo ci riporta direttamente al fatto che cominciare una dieta (che non sia perdere quei due o tre chili che si aggiustano con un po’ di esercizio fisico e qualche rinuncia alimentare) presuppone la disposizione a cambiare le proprie abitudini quotidiane, interne ed esterne.
Lo so, non ho scoperto che l’acqua calda.
Eppure sembra che non sempre chi si cimenta in un percorso di dimagrimento a lungo termine dedichi a questo aspetto il giusto peso.
Il motivo per cui una dieta dev’essere ritagliata su misura è proprio quello che deve integrarsi perfettamente con le nostre abitudini e con il nostro stile di vita, altrimenti sarà presto destinata a fallire come a tante persone è successo (ma questo, come vedremo, è solo uno degli aspetti del fallimento).
A cosa attribuite il fatto che in passato non siete riusciti a portare a termine una dieta?
Fate un elenco di almeno tre punti. Teneteli come promemoria per vedere cosa vi suggeriscono, a cosa vi fanno pensare, per prendere consapevolezza su qualcosa che vi riguarda.
Chiedetevi se questa dieta (qualunque essa sia) è riuscita ad integrarsi con le vostre abitudini giornaliere, e quali elementi avete frapposto tra voi ed il raggiungimento del successo.
Anche se questa riflessione è già un ottimo punto di partenza, i motivi per cui non riusciamo a portare avanti una dieta possono essere svariati, tanti quante sono le persone al mondo che desiderano dimagrire senza riuscirci.
E’ possibile che voi siate persone che non vogliono cercare le motivazioni del loro comportamento, forse lo siete stati fino ad ora, o forse, più probabilmente, non vi siete mai posti sufficientemente in ascolto di voi stessi, in un percorso di ampliamento della vostra consapevolezza.
La Consapevolezza è un processo: come tale è qualcosa che si muove, che non è fermo, e che riguarda non solo una comprensione cognitiva ma anche sensoriale, percettiva, e che include il significato che noi diamo all’esperienza.
La consapevolezza è ricerca, possibilità, dunque scelta.
Quello che rende la Consapevolezza più ampia della semplice Introspezione è che quest’ultima è un’azione deliberata, uno sforzo di riflessione che facciamo, mentre la prima comprende anche l’entrare in contatto con ciò che liberamente emerge alla nostra percezione. Diventare consapevoli è lasciarsi andare, aprirsi.
Una dieta fatta secondo questo percorso lascia emergere sensazioni ed emozioni, talvolta anche molto arcaiche e radicate dentro di noi, che meritano di trovare il giusto posto nella nostra comprensione.
La consapevolezza, dunque, non è una cosa teorica, razionale (“ci penso e capisco”), ma è sempre una consapevolezza corporea: riguarda proprio quel corpo di cui dobbiamo e vogliamo pre-occuparci, e di cui vogliamo e dobbiamo prenderci cura. Ecco perché solo un programma alimentare non basta. Non sempre.
La consapevolezza si percepisce nel corpo.
Quando facciamo i conti con una difficoltà, quando non riusciamo a dimagrire, a cominciare una dieta, a portarla a termine o a mantenere il peso raggiunto, dobbiamo sempre pensare che questa è una difficoltà che riguarda contemporaneamente il metodo e noi stessi, includendo quindi le ragioni che adduciamo per deviare dal progetto personale.
Il primo dei vostri obiettivi, se desiderate sbarazzarvi di un corpo che non è il vostro, è di non fallire. E per questo dovrete impegnarvi a conoscervi un po’ meglio, a comprendere le ragioni dei vostri fallimenti passati, e a farli diventare risorse preziose per il vostro futuro.
Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta
foto: pianetadonna.it
Bellissime riflessioni, io combatto con il mio corpo da una vita, esattamente da quando ero piccola, e se guardo al passato i fallimenti sono sempre di natura psicologica, una dieta, secondo me, deve prima affrontare il tuo vissuto psicologico, quando sto bene non ho fame nervosa, quindi prima occorre un percorso di “consapevolezza interiore” e poi si affronta la dieta. Marcella (perennemente a dieta)
Cara Marcella,
io penso che uno dei compiti della dieta sia insegnarti a stare bene col tuo corpo, a correggere le abitudini sbagliate, a non a demonizzare alcun cibo ma a nutrirti in modo equilibrato. Una dieta che sia solo privazione alla prima occasione ti porterà, chiaramente, punto e a capo. Con conseguente frustrazione e senso di colpa.
La dieta deve essere (ri)scoperta di armonia: deve insegnarti ad avere un buon rapporto col cibo e col tuo corpo, insegnarti delle regole di buona alimentazione e il senso della misura.
Cura dell’alimentazione, movimento, ed ascolto di se stessi: ecco gli ingredienti del successo.
Certo, tutto quello che dici è giusto.
Io cinque anni fa, pesavo 20kg in più, e ora sto bene: ho un fisico perfettamente normale (dieta con l’aiuto di una nutrizionista, per la cronaca).
Ti dirò che per quanto mi riguarda la fatica immane che ho fatto a dimagrire e in minor misura (voglio essere sincera), il mio benessere attuale sono le uniche cose che mi spronano a mantenere uno stile di vita sano (movimento, ecc.): non potrei mai più ricominciare tutto da capo.
Solo che, quando si hanno problemi a lavoro (mio caso), o che so, problemi di salute o problemi amorosi o quant’altro, è veramente difficile mantenere uno stile di vita sano.
Tutto sembra vuoto, e non si può neanche mangiare come si vorrebbe ma solo come è giusto. In più bisogna anche fare attività fisica: io mi faccio veramente violenza (eppure si tratta di 3 volte alla settimana, mica 30!). Insomma, poi la vita ci sembra un po’ uno schifo e in questi casi si rischia una depressione! 😉
A mio vedere, in questi casi, bisogna trovare qualcosa che sostituisca il mangiare (per poter avere un po’ di soddisfazione) e non è per niente facile.
Io al momento faccio giardinaggio = soddisfazione di veder crescere le piantine. Però, ve lo dico, non basta per nulla.
Una mia amica, come sostituzione, è diventata grande esperta di té verde: cinese, giapponese, coreano.. adesso ne riconosce i tipi al primo sorso (e potrebbe aprire un negozio eheh).
Poi, se qualcuno ha altre idee.. 🙂
Per finire, non so se queste sostituzioni sono veramente un metodo valido, ma per me sono state e sono ancora un valido aiuto perchè, e mi ripeto, in questo momento faccio veramente fatica.
Cara Elisa,
grazie per la tua testimonianza.
A volte capita che si apprenda un metodo dal punto di vista della prassi, ma questo non tocca la profondità di noi stessi. Nella mitologia greca, l’Eroe, prima di compiere un viaggio nel mondo, compie spesso un viaggio dentro se stesso per scoprire che tutte le difese che lo hanno protetto nel passato gli impediscono di abbracciare il suo futuro.
Le regole alimentari sono semplici da seguire, tutto sommato, più difficile è conciliare queste regole con i vissuti ben radicati dentro di noi.
Sappiamo bene che il cibo non veicola solo nutrimento, ma anche affetto ed emozioni. Quando scrivo che la dieta DEVE riguardare entrambi questi aspetti mi riferisco proprio a quello che tu ci racconti.
L’aspetto del dimagrimento è forse il più semplice, più complesso è invece quello della consapevolezza di sé: esistono degli automatismi disfunzionali che ci portano a mettere dentro quello che non ci serve, anche quando questo di sembra un appagamento soddisfacente che è solo momentaneo.
Attenzione: il cibo è piacere, dà piacere, un piacere che tutti abbiamo il diritto di concederci. Il cibo, però, non deve mai “stare al posto di”, sostituire altro.
Le frustrazioni, i dispiaceri, la rabbia, le delusioni, vanno affrontati in altro modo, e questo lo sappiamo bene: prendere peso, o sfogarci mangiando, è proprio quello che ci appaga sul momento ma ci lascia insoddisfatti sul lungo periodo.
La vita “sembra” uno schifo, come dici tu, ma in realtà non lo è: basta sapere dove guardare. Ti assicuro che la depressione non viene mangiando in modo sano (e gratificante), ma mangiando in modo disfuzionale.
Esistono obesi gravi molto depressi che mangiano a volontà, e nonostante questo non risolvono i loro problemi.
Comprendo però molto bene quello che vuoi dire: “… e non posso nemmeno mangiare!”
Lo so, a volte è frustrante. Ma è proprio lì la tua chiave: proprio in quel momento hai in mano la tua possibilità di cambiamento.
Quella frustrazione è la porta attraverso cui diventare migliore, diversa.
“Sostituire” (il mangiare senza il reale bisogno di farlo) è solo il primo passo: occorre fare un passo oltre, interrogarsi sulle proprie sensazioni, trovare la propria strada alternativa.
Molti ce la fanno da soli, altri non ci riescono… è quello il caso di chiedere aiuto, cercare qualcuno che accompagni nel guardare dentro noi stessi in modo diverso.
Si può andare avanti per anni, rimanendo sulla superficie delle cose: ma quel cambiamento non sarà ancora pienamente nostro.
L’unica promessa che posso farti è che cambiare si può. Ma per diventare chi possiamo essere, dobbiamo prima di diventare quello che siamo. E questo è il lavoro più impegnativo, ma di certo il più gratificante.
Ti auguro che questo sia il tuo domani, con affetto.
come sempre le tue parole rispondono ai miei interrogativi cara