Andy Wharol e’, a buon titolo, uno degli artisti più famosi al mondo: poliedrico e eclettico, fu uno degli “inventori” della pop art le cui opere invasero musei, case, mostre. La facilità di diffusione delle opere di Wharol fu sicuramente legata all’enorme produzione da parte dell’artista: utilizzando la tecnica dell’impianto serigrafico ( stampa attraverso un tessuto che fa penetrare l’inchiostro nelle aree libere dello stesso) in serie, riusciva a creare una quantità di opere davvero numerosa.
La scelta dei soggetti di Wharol fu sempre molto particolare. Oltre ai celeberrimi ritratti di personaggi del calibro di Marilyn Monroe e Mao Tze-Tung, l’artista rendeva protagonisti delle sue opere oggetti di uso e consumo quotidiano: lo scopo era rendere l’arte un oggetto di normale fruizione. Da qui anche l’idea della super produzione in serie.
Volendo essere fautore di un’arte popolare i cuoi soggetti fossero noti a tutti e potessero essere utilizzati e consumati proprio come avremmo potuto fare con un prodotto da banco, Wharol era marcatamente provocatorio e privava di qualsiasi significato gli oggetti che rappresentava.
La conoscenza di Wharol dell’ambiente di consumo era dato anche dal suo lavoro di pubblicitario che sempre più lo convinceva della distanza tra lui e gli artisti che generavano opere uniche e cariche di milioni di significati, nascosti ed evidenti.
E quali soggetti meglio di quelli alimentari servivano allo scopo?
Il barattolo di zuppa Campbell venne rappresentato da Wharol innumerevoli volte: aperto, chiuso, da solo, insieme ad altri barattoli identici. Si discusse molto sul significato di questa scelta, supponendo che potesse rappresentare l’omologazione della società americana che consumava sistematicamente il medesimo cibo confezionato. Ma pare che Wharol non volesse in alcun modo criticare il suo paese di adozione nel quale, anzi, credeva ciecamente.
In questo caso, ciò che vediamo e’ esattamente quello che l’artista voleva rappresentare: un barattolo di zuppa da supermercato.
Noi italiani inorridiamo spesso di fronte al cibo pronto, abituati a piatti di pasta al pomodoro fresco e a succulenti arrosti. Ma gli Stati Uniti sono ed erano la patria del cibo in scatola, di qualsiasi tipo: bibite, salse, carne e zuppe.
E Wharol altro non fa che prendere un classico simbolo di bene di consumo americano e a ritrarlo per noi, in modo che l’arte sia, per una volta, comprensibile e visibile a tutti. Perché l’arte è’ fatta dall’artista e dall’idea innovativa dell’artista che per primo l’ha avuta e l’ha realizzata.
Dal punto di vista strettamente tecnico, trovo l’opera molto bella e realistica. Sicuramente influenzata dalle conoscenze pubblicitarie di Wharol, non ha nulla da invidiare ad una fotografia. E, come accadeva nelle serigrafie dei personaggi famosi, il colore e’ vivace e rende l’opera accattivante e piacevole alla vista.
Quindi, godiamoci la nostra zuppa Campbell senza troppe domande. Magari solo sulla tela: per il pranzo, sempre meglio gli spaghetti al sugo!
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