Arancine siciliane

 

Quando sento parlare delle arancine siciliane, mi sento un pò come quel critico culinario, del film di animazione Ratatouille, Ricordate? Solo assaggiando una semplice ratatouille, torna indietro con la mente percorrendo i suoi ricordi più belli che regnano nel suo io più piccolo e ancora bambino, quei ricordi in cui l’amore della mamma è riconoscibile nei profumi e nei sapori. Così sono io, cresciuta in una sicilia, dove l’arancina sostituiva tutto quello che di commestibile si poteva ingurgitare in un pasto, a volte era dessert, altre era merenda, altre la cena consumata passeggiando per il lungo mare, mentre urlavo a mamma e papà, di portarmi nelle giostre luccicose e colorate. Nel tempo, c’erano sempre, mi hanno accompagnata da bambina fino all’adolescenza quando file di ragazzi camminavano dietro a me per nquitarimi (farmi la corte) 😀 e ancora di più, in quei momenti di convivialità tra parenti ed amici, infatti non si andava a prendere la pizza d’asporto come succede qui, ma l’arancina imperava e vassoi di arancine stavano su una tavola, pieni di tovagliolini e bicchieri di carta. Però non ho ricordo di arancine fatte da mia mamma, perché sotto casa le vendevano calde calde e il più delle volte sostituiva il gelato quando si passeggiava.

Poi ci siamo trasferiti in veneto, e dopo solo un mese la mancanza si sentiva eccome, quindi mamma e papà ogni sabato e domenica si davano alla cucina cercando di replicare le tanto amate arancine e altre ricette siciliane, per riappropriarsi dei tempi perduti. Di tempo ne è passato per riuscire a replicare quel gusto inconfondibile, e le prove crescevano a dismisura, finché mio padre riuscì a farsi dare la ricetta perfetta, da un addetto ai lavori, suo vecchio amico, e meno male perché la cosa stava diventando imbarazzante, allora la mia conoscenza della cucina era a livelli base e internet non faceva parte delle mie dotazioni quindi aspettavo con ansia che mio padre riuscisse in qualche modo a farci felici. Oggi fare arancine, è una cosa che avviene almeno tre volte al mese a casa mia e quando preparo un risotto cerco sempre di farne in più, per accontentare le mie figlie che ne mangerebbero a quintali.

 

La ricetta che uso io è molto simile a quella di Roberta (grazie Robiiii ^_^), però non metto i piselli, se no alcuni componenti della band dei piccoli di casa si ribellano.  Un consiglio spassionato? Andatevi a vedere il suo post perché merita tanto e ci sono delle immagini che i aiuteranno nella realizzazione. Invece se volete vedere tantissime arancine con ripieni diversi vi invito a vedere sul blog di Ale e Dani qua, che ringrazio infinitamente perché mi danno sempre modo di provare nuove ricette, nuovi sapori e avvolte mi riportano sulla strada dei ricordi come in questo caso.

 

 

 

Ingredienti:

500 gr di riso roma (ho trovato questo)

1 bustina di zafferano

2 cucchiai di olio extra vergine di oliva

1/2 cipolla

1 litro e mezzo di brodo vegetale

sale e pepe q.b.

1/2 bicchiere di vino bianco

30 gr di burro e 30 gr di parmigiano per mantecare

per il ripieno:

1/2 kg di Ragù di carne (anche meno, vi regolerete al bisogno)

asiago q.b. (o mozzarella secondo la tradizione siciliana)

per legare ed impanare

1 confezione di pan grattato fine

500 gr di acqua

250 gr di farina

un pizzico di sale

Per friggere

1 litro di olio di arachidi

Preparazione:

In una casseruola, fate soffriggere la cipolla tritata con i due cucchiai di olio . Aggiungete il riso e fatelo tostare, girando in continuazione con un cucchiaio di legno. Sfumate con il vino bianco e fatelo evaporare, coprite con il brodo e aggiungete lo zafferano. Girate in continuazione e aggiungete brodo mano a mano che ne dovesse servire, salate e pepate e continuate cosi come per il risotto, ma a differenza di quest’ultimo completate la cottura 5 minuti prima, deve essere al dente e abbastanza asciutto. Mantecate il riso con il burro e il parmigiano.

Immergete la pentola con il risotto, nel lavello contenente acqua fredda, questo serve per evitare che il risotto continui a cuocersi, quindi se dovesse servire cambiate l’acqua, appena questo si sarà raffreddato, mettete in una teglia coprite con alluminio e mettete in frigo, per tre ore, io l’ho lasciato tutta la notte ed anche il ragù deve essere bello freddo e compatto, in modo tale che risulta più semplice la farcitura.

Innanzitutto formate tutte le palline di riso della grandezza desiderata, poi tenendo la palla di riso con una mano, con il pollice dell’altra mano create un buco in alto e al centro e cominciate ad allargarlo spingendo sia verso il basso che sui lati. Posate nuovamente la palla di riso sul vassoio e passate alle altre, fino a completarle tutte e poi con la punta delle dita prendere un po’ di ragù e un cubetto di asiago e inserirle all’interno del buco precedentemente creato. Richiudete e completate tutti le arancine.

Preparate la pastella di acqua, farina e sale, immergetevi le palle di riso e impanate con il pan grattato.

Scaldate bene l’olio, se avete un termometro portate a 180°, io friggo dentro un pentolino di acciaio, quello dell pastina per intenderci, e le friggo un pò alla volta. Friggete fino a doratura. E alla fine mangiateeeeeeeeee. Sono buonissime ancora calde. Ma anche dopo.

Con questo post partecipo all’mtc di novembre

la ricetta di Novembre 2012

 

 

 

 

 

 

Comments

  1. Che bello ripercorrere i propri ricordi mentre si cucina un piatto!
    Le emozioni che mi hanno regalato le arancine sono state uniche e vedo con piacere che anche ad altri è successo lo stesso!
    Bravissima Alessandra!

  2. Ma che belle e che bei ricordi!!! Le conosco bene, se torni da queste parti fammi un fischio, giuro che mi mancava il fatto che fossi siciliana d’origine! Baci siculi! 😀

  3. Quanta nostalgia Alessandra, si può sentire forte e chiara. E come deve essere stato difficile lasciare quell’isola in un età in cui si comincia ad capire tante cose. Il tuo racconto è bellissimo. NOn immaginavo che fossi siciliana ma in queste righe si sente tutto l’amore per quella terra che ancora ti accompagna. Meravigliose le tue arancine. Un bacio grande, Pat

  4. Conosco a memoria Ratatouille e conosco bene la descrizione del critico che assaggia (e diciamocelo: un piccolo pezzo di letteratura inattesa quel cartoon, almeno per me, appassionata di pentolame vario). Le tue arancine sono meravigliose. Ho provato un paio di volte, con discreti risultati, ma le ho trovate ‘complicate’, mi sa che sono ben lontana dal tuo capolavoro tipico.
    Un abbraccio e a prestissimo
    Mari

  5. mi hai fatto morire e mi sono rivista..:) e pi con le amiche..”u sà, chiddu mi nqueta” un bacione (ce lo avevi anche tu il bar corallo??)

  6. Anche io ho ricordi di infanzia legati alla Sicilia e alla arancine, ma ci vogliamo mettere anche la granita??? Non sapevo abitassi in Veneto ora, bellissime le tue arancine, alla fine con il ragù è proprio la morte sua!

    • Mammapapera dice

      la granita il panino con le panellei cartocci ripieni che presto pybblichero, il calzone con salsiccia e broccoli romani
      marooooooooooooooo sentu cavuru

  7. e noi ringraziamo te, Ale, di condividere con noi ricordi bellissimi, che richiamano profumi e sapori dell’infanzia anche a chi l’ha vissuta in luoghi diversi, ma condividendo le sensazioni che tu così bene descrivi.
    Bellissime queste arancine
    Grazie

  8. Cara Alessandra, ma che gran complimento che mi fai! Sapere che prepari le arancine almento tre volte al mese e conoscendo la tua bravura, che la mia ricetta non sia troppo diversa dalla tua…. ma lo sai come mi fa contenta??? ^_^
    Ti ringrazio anche per averci messo tanto di te in queste arancine e in questo post, che è bello e pieno di ricordi. Io sono andata in direzione contraria, da nord a sud, ma so quant’è difficile sostenere la nostalgia e, ogni tanto, avere voglia di ritrovare i sapori dell’infanzia.
    E che ti devo dire delle arancine… si vede che qui c’è a manu ri una chi ‘i sapi fari! ^_^

    :*
    roberta

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